Non ho mai raccontato che uno dei motivi che mi fornì la spinta decisiva alla mia conversione all'Islam fu una scena che mi capitò di vedere in un servizio di Al-Jazhera nei giorni tragici della criminale aggressione israeliana alla Striscia di Gaza, quella denominata con criminale umorismo "Piombo fuso": quel giorno l'aviazione sionista aveva bombardato con bombe al fosforo una scuola dell'ONU uccidendovi 36 persone di cui 16 bambini. I cadaveri erano disposti in fila, avvolti nei lenzuoli bianchi ormai intrisi di sangue e accanto ad essi vi era un uomo di mezza età con la canottiera insanguinata: aveva il volto dolente ma non disperato e i giornalisti gli si avvicinarono per chiedergli se fosse ferito. Egli rispose: "No. Ma oggi gli israeliani hanno ucciso i miei 6 figli, mia moglie e i miei genitori...Anche mio fratello con sua moglie e i suoi 2 figli sono stati uccisi. Anche la mia casa è stata distrutta e io non possiedo più neppure un letto in cui dormire...Mi resta solo Allah, ed Egli è Clemente e Misericordioso ma è anche Giusto e farà giustizia anche per me." Nel tono di voce e nelle parole di quell'uomo non vi era ombra di fanatismo ma solo fede: quella fede che come dice Gesù "sposta le montagne". Il giorno dopo ero in moschea per comunicare all'imam la mia decisione, già da molto tempo in viaggio di pronunciare la Shahada, e cioè la professione di fede dell'Islam.
Ringrazio l'Onnipotente di avermi offerto la via di coloro che incontrano la sua grazia; perché è anche in virtù di essa che quelli che si avviano ad essere ormai gli ultimi anni della mia esistenza terrena sono stati illuminati dal meraviglioso spettacolo dei milioni di egiziani di ogni condizione e ceto, ma soprattutto giovani riempire la grande piazza del Cairo gridando: "Libertà, Dignità, Democrazia"; milioni di uomini e donne musulmani e cristiani, esprimere agitando le bandiere del loro paese quanto privi di fondamento sono gli arzigogoli di tanti pseudo intellettuali di casa nostra che discettano sull'incompatibilità dell'Islam sulla democrazia; milioni di uomini e donne inginocchiarsi in preghiera dopo le parole dei loro imam che ricordavano al mondo che la Libertà e la Dignità sono l'essenza del messaggio di Gesù e di Muhammad (Che la Pace e la benedizione di Dio siano sopra di loro!).
Milioni di persone, che a mani nude hanno sfidato le squadracce dei servizi di sicurezza del trentennale "dittatorello", tanto caro a molti, troppi governi, dell'occidente, che per trent'anni ha soffocato il suo popolo derubandolo delle sue poche ricchezze così come ha fatto il suo consimile di Tunisia, cacciato anch'egli a furore di popolo; milioni di miei fratelli e sorelle di fede che hanno ricordato al mondo che non c'è forza che possa fermare la collera del popolo che rivendica la libertà e che raccoglie chi è pronto a far dono della sua vita pur di conquistarla.
C'era bisogno, di fronte allo squallore della politica del nostro paese, priva ormai di ogni barlume che ricordi sia pure in maniera offuscata il bagliore di quelli che un tempo di chiamavano ideali, di una così grande manifestazione, gioiosa e coraggiosa di ideali in cammino e in lotta. Mi sono tornate alla memoria le parole che un grande poeta tedesco Wolfgang Goethe, scrisse nel suo diario di corrispondente di guerra nel Settembre 1792, quando assistette allo spettacolo degli eserciti imperiali venuti da tutta Europa per soffocare la Rivoluzione Francese messi in fuga da una folla di francesi scalzi e quasi disarmati che si avventavano sui cannoni al grido: "Liberté, Fraternité, Egalité!". Era la battaglia di Valmy, che segnò la fine dell'Ancient Regime. Goethe scrisse: "Oggi la storia ha voltato finalmente pagina".
In un'altra parte d'Europa il grande filosofo tedesco Immanuel Kant aveva annotato sul suo diario, alla notizia della presa della Bastiglia da parte dei rivoluzionari parigini: "Oggi si è aperta una finestra sull'avvenire!". Sono convinto che la grande rivoluzione araba che si è avviata in questi giorni con passo sicuro e vittorioso è una nuova finestra che si apre sull'avvenire; e non può che essere che una finestra che si apre su un mondo di Libertà: perché nel cuore dei milioni di giovani che la stanno portando avanti c'è un'entità che l'occidente ha quasi perduto: l'infinita potenza di Dio. Appaiono perciò abbastanza grottesche, ma anche rivelatrici di una grande paura, le disquisizioni che si sentono fare sui pericoli del fondamentalismo islamico sulle tendenze integraliste dei fratelli musulmani, su quali saranno le strade che prenderanno i popoli arabi dopo quanto sta succedendo.
Nel grottesco, tuttavia è ancora più giusto apprezzare la dignità con la quale il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e anche il suo antagonista alle elezioni presidenziali dalle quali è uscito sconfitto, il senatore repubblicano Mc Caine hanno seguito gli eventi, dettando con decisione la strada che il regime egiziano in agonia deve seguire: avviare immediatamente e senza trucchi un percorso condiviso per la democrazia e per le riforme. Anche se con minore decisione e con qualche timidezza i leader dei principali paesi europei dal francese Sarkozy, alla tedesca Angela Merkel, dall'inglese Cameron, allo spagnolo Zapatero hanno intrapreso la stessa linea del governo americano, una volta tanto schierato dalla parte dei popoli.
In questo contesto "brilla" per la sua indecenza quell'ectoplasma nauseabondo che è ormai il quadro politico italiano. L'azzimato ministro degli esteri Frattini, che ricorda tanto un modello maschile di moda da mandare alle sfilate dell'ultima mostra di Armani, ha avuto la spudoratezza di dire che bisognava sostenere il presidente tunisino Ben Alì, "sicuro amico dell'occidente e baluardo contro il terrorismo". L'avvocaticchio Brianzolo, che nonostante il suo cripto secessionismo anti italiano, esercita l'incarico di ministro degli interni si è solo preoccupato di sottolineare che le rivolte arabe del nord Africa possono incrementare le spinte fondamentaliste terroriste delle comunità islamiche residenti in Italia: il solito cialtrone leghista anti islamico. Ma chi ha superato tutti gli altri per indecenza, del resto coerente con lo spettacolo complessivo che offre alle 4 direzioni del mondo, è stato l'ineffabile presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Nel coro universale di quanti invitano Mubarak a fare le valigie egli ha prontamente sostenuto: "Solo un uomo saggio come Mubarak è in grado di guidare l'Egitto su un cammino di riforme democratiche" probabilmente il Silvio, ormai esaurito dalla sua intensa vita notturna di lavoro, riflessione e di dedizione al benessere del popolo italiano è convinto che l'Egitto sia stato governato con metodi repressivi ed autoritari (diciamo pure dittatoriali) da una controfigura di Mubarak, quasi sicuramente un magistrato della Procura di Milano.
P.S: Siamo in attesa che Papa Benedetto XVI esprima una parola di sdegnato cordoglio per le centinaia di giovani tunisini ed egiziani uccisi dalle forze di polizia del loro paese.
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