venerdì 25 marzo 2011

GLI IMPRENDITORI DELLA PAURA

Articolo di Gad Lerner, La Repubblica, 25/03/2011

"Turbati da una rivoluzione araba che sovverte la loro visione del mondo, alcuni ministri italiani si sono trasformati in profeti di sventura. E subito i giornali governativi hanno cominciato a suonare le campane a morto. Mentre Frattini sparava cifre a casaccio su «un´invasione di 300 mila profughi», La Russa e Maroni abusavano dei sacri testi per evocare un “Esodo biblico”, giungendo martedì scorso a fantasticare di “Tsunami umano”.
Rileggere in sequenza i titoloni di prima pagina de La Padania aiuta a comprendere lo stato d´animo di costernazione con cui i nostri governanti vivono questi cambiamenti storici, percepiti nel resto d´Europa come rischiosi, certo, ma potenzialmente benefici. “Maroni: stop all´invasione” (11 febbraio). “Travolti dall´orda. E l´Ue dorme. Crisi senza precedenti, un altro Muro di Berlino. Respingimenti impossibili senza la collaborazione della Tunisia. Sempre più elevato il rischio infiltrazioni di Al Qaeda” (15 febbraio). “Maroni: Libia, pericolo Al Qaeda” (25 febbraio). “Maroni: l´argine sta crollando” (8 marzo).
Mai in passato un responsabile dell´ordine pubblico si era così prodigato nel seminare il panico; sposando acriticamente la propaganda di Gheddafi: sia quando accusa gli insorti di essere terroristi, sia quando minaccia l´assalto dei profughi alle coste europee.
Ma è il governo nel suo insieme a incaricarsi di una mera funzione di contenimento, ignorando le opportunità storiche che i rivolgimenti in corso sulla sponda sud del Mediterraneo potrebbero riservare a un paese come il nostro, afflitto da invecchiamento demografico e crescita rallentata. Nei secoli l´Italia ha sempre conosciuto la prosperità collegandosi allo sviluppo armonico del Nordafrica e del Levante. Mentre ha patito i contraccolpi delle fasi storiche in cui i nostri vicini meridionali sono arretrati.
Dare per scontato che la rivolta giovanile in corso nel mondo arabo debba sfociare necessariamente in oscurantismo e spinta migratoria, alimenta nella nostra sfiduciata classe dirigente una coazione a ripetere. Eccola, allora, protesa nervosamente nel vano tentativo di ricostruire in fretta e furia un´altra diga. Non a caso Berlusconi ancora oggi rivendica come “capolavoro politico” il Trattato d´amicizia italo-libico firmato a Bengasi il 10 agosto 2008 e già miseramente fallito.
L´esito inglorioso della partnership con Gheddafi, costosa e moralmente discutibile, sembra non averci insegnato nulla. Davvero pensiamo che in futuro potremo cavarcela finanziando profumatamente altri gendarmi che sorveglino le coste e garantiscano l´approvvigionamento energetico?
L´ideologia leghista evidenzia oggi tutto il suo anacronismo. Pare quasi che Maroni viva con dispetto le aspirazioni di libertà diffuse nel mondo arabo e attenda che la “rivoluzione dei gelsomini” ceda il passo ai kamikaze, più congeniali alla sua politica allarmista. Come un disco rotto, sa ripetere soltanto le solite parole magiche, “clandestini” e “terroristi”, per mantenere l´opinione pubblica italiana prigioniera della paura. E se invece l´Eurabia preconizzata come un incubo da Oriana Fallaci si rivelasse in futuro un amalgama ben diverso, fondato su società aperte? Se l´”infelicità araba” narrata dal martire della democrazia libanese Samir Kassir come compiacimento vittimistico egemonizzato dall´integralismo, cedesse spazio alla speranza di una nuova, amichevole “felicità araba”?
Tale eventualità viene liquidata con sarcasmo dal nuovo pacifismo di destra all´italiana, animato peraltro dagli ex guerrafondai nostalgici di Bush. Le sue connotazioni prevalenti sono l´isolazionismo e il vittimismo. Nega la potenzialità di un´azione internazionale concertata a sostegno delle rivolte popolari. E s´inviperisce contro il protagonismo di Sarkozy accusandolo di volerci sottrarre zone d´influenza neocoloniali. “A loro il petrolio, a noi i clandestini” è il titolo demagogico di Libero che meglio sintetizza questo istinto di autocommiserazione.
L´unico impegno con cui il governo di centrodestra si presenta di fronte ai cittadini italiani è quello a sollecitare l´Unione europea nel respingimento dei profughi e nella loro ripartizione fra gli Stati membri. Peccato che il famoso “Esodo biblico”, lo “Tsunami umano”, finora abbia provocato l´intasamento della sola minuscola isola di Lampedusa, senza assumere le proporzioni di un´emergenza paragonabile agli effetti delle guerre balcaniche. Ma non importa: gli imprenditori politici della paura riuscirono a moltiplicare per dieci o per cento anche il “pericolo rom”, figuriamoci se non approfitteranno dell´esigua minoranza di fuggiaschi che anziché espatriare in Tunisia e in Egitto (dove ne arrivano davvero molti) raggiungono le coste italiane. Per loro già si prepara il trattamento di sempre: “A casa i finti profughi” (Il Giornale). Condito con quel di più di cinismo in cui per primo si distingue il governatore veneto Luca Zaia: «Questi non sono disperati, hanno soldi e abiti griffati».
È chiaro che questo governo anacronistico, trascinato controvoglia in un conflitto dal cui esito felice si sentirebbe minacciato, confida sulla repressione della rivolta araba. Ma l´interesse nazionale dell´Italia va in direzione opposta. I reazionari, orfani dei dittatori-amici, stavolta sono asserragliati sulla sponda nord."





Non ho mai avuto eccessiva simpatia per Gad Lerner come conduttore di trasmissioni televisive, non tanto per le sue posizioni politiche, religiose e filosofiche (è uno di quelli ebrei nei quali riconosco un "Fratello in Abramo": cosa che non riesco a provare quando compare l'immagine di Borghezio, di Bossi, di Calderoli e compagnia brutta); non mi esprimo per non cadere in espressioni configurabili come ingiurie o diffamazione nei confronti di quello spregevole personaggio che si è, mi pare qualificato come presidente dell'Associazione "Cristo Re" di Verona il quale, dopo aver esaltato il rogo in immagine di Garibaldi di cui si sono resi responsabili gli anonimi imbecilli di Schio, ha avuto la brillante idea di presentare in consiglio comunale la proposta di rimuovere il monumento a Garibaldi per sostituirlo con quello di un Papa assassino come Pio IX (152 condanne a morte eseguite durante il suo pontificato; senza contare le centinaia di vittime della repressione franco-papalina condotta durante il suo pontificato, che ebbe fra le sue vittime una coraggiosa donna di Trastevere, Giuditta Arquati, ammazzata con il figlioletto in braccio e con un altro in grembo dalla sbirraglia franco-zuava del nominato Papa). Ciò che non condivido di Gad Lerner è la non bella abitudine di essere un pò troppo invadente fino al punto di impedire con le sue continue interruzioni una completezza di esposizione da parte dei suoi interlocutori. 
Gad, italiano di origine libanese (il suo vero nome è Giad) è invece bravissimo quando prende carta e penna e scrive articoli del genere di quello che, per la sua chiarezza e per la sua puntualità ho ritenuto di pubblicare con l'odierno post. Per contrappunto mi viene da far menzione dell'ultima trasmissione di "Anno Zero", dove l'abitudine di Santoro di invadere oltre ogni misura lo schermo televisivo, si è declinata questa volta con la spocchiosa aria di superiorità morale dell'ultra pacifista Gino Strada a proposito degli avvenimenti libici. Questo signore si è profuso in una retorica intermedia tra il comizio di paese e il sermone parrocchiale per condannare senza appello l'intervento "imperialista" contro il criminale Gheddafi (criminale comune, che in forza di un voto del Consiglio di Sicurezza dell'ONU può essere raggiunto da un mandato di cattura internazionale se per caso dovesse mettere il naso fuori dei confini del suo regno). Le mielose estrinsecazioni di pensiero di Gino Strada sono riuscite a farmi essere simpatico, e questa è la prima volta che mi capita nel corso della mia non breve esistenza persino Edward Lutwak, il noto stratega guerrafondaio tanto caro alla destra americana. Ho trovato infatti i suoi argomenti talmente convincenti che, dopo averli registrati, ritengo opportuno riportare più o meno alla lettera (preciso che non nutro nessuna simpatia per il presidente francese Sarkozy, ma credo che anche a lui vada applicata la regola latina "a ciascuno il suo"): 
I - "Sarkozy ha ordinato all'aviazione francese di intervenire per distruggere una cinquantina di carri armati inviati da Gheddafi a distruggere la città di Bengasi, "...A dare la caccia ai "ratti", a stanarli e ad ammazzarli casa per casa...". Grazie a tale tempestivo intervento Gheddafi non è riuscito ad attuare i suoi disegni da benefattore dell'umanità. e tuttavia Gino Strada seguita a sostenere che l'atto di guerra dei francesi non è meno criminale di quelli compiuti o programmati da Gheddafi, perché la guerra, comunque la si presenti o la si descriva, è sempre un crimine contro l'umanità...Gino Strada mi suscita commozione perché mi ricorda i poeti ultra romantici che leggevo da ragazzo. Quelli come lui, alla vigilia dell'attacco di Hitler alla Polonia, con i campi di sterminio già in attività, predicavano la pace a ogni costo stando comodamente seduti in un elegante "bistrò" di Parigi. Poi Hitler ha attaccato la Polonia, ha invaso la Francia e quelli come Gino Strada si sono messi al sicuro in qualche paese neutrale. Tanto a liberare l'Europa dal nazismo ci hanno dovuto pensare poi i ragazzi americani e inglesi mandati dai guerrafondai Roosevelt e Churchill".
Da musulmano credo che sull'argomento sono esaustive le parole del Corano: "Fate la guerra per la causa di Dio, ma non siate aggressori. Dio non può amare gli aggressori perché Egli è Misericordioso e Clemente. Ma se invadono la vostra terra, se vi impediscono di praticare la fede o insultano gli insegnamenti dei Profeti, allora prendete le armi e combattete contro gli aggressori e uccideteli". 

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