La primavera araba e l'inverno occidentale
Gli ha donato un cappellino con il logo dell´università - una tradizione, dice, iniziata con lo stesso omaggio a Nelson Mandela. Forse è possibile cadere più in basso ma ora come ora non riesco a immaginare in che modo.
Sir Howard Davies, rettore della London School of Economics ha avuto il buon gusto di dimettersi per via degli agganci finanziari dell´università con Gheddafi e per i suoi errori di giudizio. Se solo si trattasse di un caso isolato. La primavera araba è anche l´inverno dell´occidente. Sono lieto che gli Usa e l´Europa sostengano il risveglio che va dal Bahrain a Bengasi. Ma non ho sentito abbastanza autocritiche. Al congresso americano e in tutte le assemblee legislative occidentali si dovrebbero tenere interrogazioni: come mai abbiamo sostenuto, sfruttato e incoraggiato la brutalità dei dittatori arabi per tanti anni? Fino a che punto incoraggiando cinicamente i despoti si incrementa proprio quella rabbia jihadista che le società occidentali tentano di tenere a freno? L´Occidente è da tempo al corrente dei misfatti di personaggi come Gheddafi e Hosni Mubarak. Hisham Matar, l´acclamato scrittore libico, ha pubblicato un nuovo romanzo, dal titolo Anatomy of a Disappearance (Anatomia di una sparizione) Suo padre, Jaballa, è scomparso dal suo appartamento del Cairo nel 1990, rapito da agenti dei servizi di sicurezza egiziani che lo hanno portato in Libia. Da più di dieci anni si sono perse le tracce di quest´uomo di cultura. L´ultima volta è stato visto da un ex diplomatico nella famigerata prigione di Abu Salim a Tripoli. Il suo crimine era credere nella democrazia e nella libertà. È svanito nel nulla lasciando un ottimo scrittore nel dolore, a chiedere - se suo padre è morto - «di sapere come, perché e quando è successo». Ecco l´asse Cairo-Tripoli. Facevano comodo, Mubarak e Gheddafi, per l´intelligence, le detenzioni illegali, e la pace fredda israeliana quanto agli egiziani, per il petrolio e il gas quanto ai libici. Erano anche degli assassini. Gheddafi ha massacrato più di mille prigionieri politici ad Abu Salim nel giugno 1996. Jaballa Matar era tra loro? I nomi sono importanti. I teschi nella sabbia erano un tempo esseri senzienti che invocavano giustizia. Tutto il mondo occidentale è stato complice per il dolore di Hisham Matar, il cui primo romanzo, In the Country of Men era in lista per il Man Booker Prize. L´Occidente ha abbracciato ogni dittatore arabo oggi rovesciato dal popolo che ha affamato di diritti e di vita. In un´intervista al New Yorker Matar ha definito questo «il momento opportuno perché gli americani riflettano su come per trent´anni hanno consentito ai loro rappresentanti eletti di appoggiare una dittatura spietata come quella di Mubarak. Il momento di chiedersi, ad esempio, quali sono le ragioni che hanno portato l´attuale vice presidente degli Stati Uniti ad affermare, non più tardi del 27 gennaio scorso, che Mubarak non è un dittatore». Penso che Joseph Biden potrebbe dare una risposta. Per molti motivi sono contrario ad un intervento militare occidentale in Libia: l´amara esperienza in Iraq; l´importanza dell´autonomia dei movimenti di liberazione araba; la facilità di entrare e la difficoltà di uscirne; le accuse all´Occidente di puntare al petrolio che avveleneranno il campo; il fatto che due guerre occidentali in paesi musulmani sono sufficienti. Ma il motivo più profondo è la bancarotta morale dell´Occidente rispetto al mondo arabo. Gli arabi non hanno bisogno dei soldati statunitensi o europei per ottenere la libertà che l´America e l´Ue hanno loro tranquillamente negato. Gheddafi può essere indebolito senza l´intervento militare occidentale. Non può vincere: qualche ufficiale alla fine glielo spiegherà. Timothy Garton Ash, nel suo libro Facts are Subversive cita il poeta polacco Czeslaw Milosz: «Non pensarti in salvo./ Il poeta ricorda. /Puoi ucciderlo - un altro ne nascerà./Atti e parole saranno registrati.» Sì, il poeta ricorda e gli atti di Gheddafi - i suoi crimini - saranno registrati. Un giorno sapremo cosa è accaduto a Jaballa Matar e agli innumerevoli morti. Ho appena visto il bellissimo film di Mohamed Al-Daradji, Son of Babylon, in cui una donna curda irachena cerca invano il figlio scomparso nel 1991 per mano di Saddam Hussein. Ad un certo punto dice: «Ho cercato nelle prigioni, ora cerco tra le tombe». Diamo un nome ai morti, una data ai crimini, e dettagli alla nostra complicità. So che il mondo è ingiusto: nessuno si è scomposto alle parole del Dr. Brahimi tre mesi fa. Ragione di più per essere severi oggi. Il protagonista del nuovo romanzo di Matar osserva: «In certi momenti l´assenza di mio padre pesa quanto un bambino seduto sul petto». Lo cerca - «in tutto e tutti, l´esistenza stessa è diventata evocativa, una possibilità di somiglianza». L´infame regime libico che conosce la risposta deve cadere perché si sappia la verità. È arrivata l´ora di chiusura.
Esempio raro di stupidità volgare, infarcita di beceri luoghi comuni, di ignoranza, di anti islamismo rozzo e feroce che squalifica l'autore:
Articolo di Piero Ostellino, Corriere della Sera 09/03/2011
La profezia di Oriana (Fallaci)
Le rivolte di popolo nei Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo disegnano, in prospettiva, due scenari - uno per quegli stessi Paesi; l'altro per l'Europa - asimmetrici e persino paradossali. Scenario nei Paesi in questione: la caduta dei tiranni che li avevano governati a lungo, tenendone le popolazioni in uno stato di arretratezza culturale e politica, apre, forse, l'ipotesi di una loro stabilizzazione ad opera di giunte militari, parimenti illiberali. La speranza di un'evoluzione democratica, che l'Occidente deve in ogni modo favorire, non sembra al momento vicina. È possibile però che emerga una borghesia globalista, mercatista e utilitarista che inietti nella società civile, se non principi, almeno costumi sociali ed economici più vicini all'Occidente.
Scenario in Europa: l'arrivo di masse di profughi, in fuga da quei Paesi prima della loro stabilizzazione, minaccia di incrementarne il tasso di «islamizzazione». L'asimmetria, e il paradosso, dei due scenari è che, mentre alcuni Paesi islamici farebbero un passo avanti sulla strada della secolarizzazione e della modernizzazione, l'Europa ne farebbe uno indietro lungo quella di una sempre più difficile coesistenza fra due «civilizzazioni» incompatibili sul piano sociale e politico, oltre che su quello religioso.
È lo scenario - il «suicidio dell'Europa» - che Oriana Fallaci riteneva di avere intuito dopo l'attentato alle due Torri di New York. «Un'Europa che - già scriveva allora - non è più Europa, ma Eurabia». E che così descriveva: «In ciascuna delle nostre città esiste un'altra città... Una città straniera che parla la propria lingua e osserva i propri costumi, una città musulmana». «Un nemico inoltre che in nome dell'umanitarismo e dell'asilo politico accogliamo a migliaia per volta (...). E pazienza se la famiglia è spesso composta da due o tre mogli, pazienza se la moglie o le mogli le fracassa di botte, pazienza se non di rado uccide la figlia in blue jeans».
Pur denunciando «l'indulgenza della Chiesa Cattolica nei confronti dell'Islam (...) che anzi tutto mira alla distruzione del Cristianesimo», la Fallaci non voleva «promuovere una guerra di religione»; si limitava a chiedersi cosa ci fosse «di civile in una civiltà che non conosce neanche il significato della parola libertà». La sua era, dunque, (solo) la denuncia di una «diversità» antropologica che minacciava di tradursi nella sconfitta della civilizzazione ebraico-cristiana e nell'estinzione della cultura politica più debole, perché più tollerante, quella liberaldemocratica.
È difficile dire - perché è troppo presto per dirlo - se l'infausta profezia di Oriana si realizzerà. Ma, escluso - come lei prevedeva - che «i musulmani accettino un dialogo con i cristiani, anzi con le altre religioni» (o con gli atei), è «sulle conseguenze sociali» delle diversità fra Islam e Cristianesimo che, come suggerisce saggiamente Papa Ratzinger, sarebbe, però, necessario aprire un dialogo con chi viene da noi. Per sapere se vuole davvero convivere in armonia con noi.
Avremmo fatto volentieri a meno di pubblicare una sequela difficilmente imitabile di volgarità incolte come quella contenuta nell'articolo di Piero Ostellino, "firma illustre" (si fa per dire..) del Corriere della Sera; ma io sono un convinto sostenitore della regola latina Uni cui que suum (A ciascuno il suo). Piero Ostellino ha di recente rinverdito la sua fama affermando, a commento delle fatiche erotiche del "Silvio nazionale" e dei lauti guadagni che esse hanno assicurato a una eterogenea schiera di avvenenti giovinette (qualcuna minorenne), che "La donna farebbe bene a ricordarsi che siede sul suo tesoro". La trovata è un fulgido esempio della considerazione nella quale questo signore tiene il sesso femminile: forse è per questo che immagina che i musulmani usano coprire di legnate le loro mogli o sgozzare per abitudine le figlie che indossano i jeans o prendersi valanghe di mogli che, chiuse in valigia, vengono anche trasportate in Italia nelle loro migrazioni da clandestini. Sull'argomento è bene fare qualche precisazione:
1 - La quasi totalità dei diritti di famiglia degli stati musulmani hanno abolito la poligamia; del resto questa pratica non è tra quelle esaltate dal Corano che la ammette quando si tratti di dare un padre agli orfani sposandone la madre, quando si tratta di dare un marito alla vedova del fratello morto (l'evirato: pratica esistente anche tra gli ebrei) o quando un uomo voglia assicurarsi una discendenza pur avendo una moglie sterile (pratica questa diffusissima nel mondo ebraico)
2 - Negli ultimi cinque anni vi sono stati 3 casi di ragazze uccise dai padri musulmani per questioni "di buon costume". Nello stesso periodo di tempo le donne italiane ammazzate da mariti, ex mariti, amanti, ex amanti, fidanzati, ex fidanzati e parenti in genere sono state parecchie centinaia. "Che sia un'abitudine cristiana quella di ammazzare le donne?". Naturalmente Ostellino dimentica che nel codice penale italiano esisteva fino al 1978 un articolo che puniva con pene irrisorie l'omicidio per causa d'onore (lo ha visto il film di Pietro Germi, "Divorzio all'italiana").
3 - Nei nostri paesi, compresa l'Italia non c'è ufficialmente la poligamia. Ma quanti sono gli uomini che con la moglie colpivano affettuose amicizie con una o più amanti?.
4 - Conosco numerose famiglie musulmane e non mi è mai capitato di imbattermi nel caso di un marito che ammazza di botte la moglie. Risulta, per altro, che il 60% delle donne italiane subisce tra le mura domestiche ogni sorta di violenza fisica, morale e spesso sessuale.
Gesù ha detto: "Perché guardi il fuscello che è nell'occhio del tuo vicino e non pensi alla trave che hai nel tuo occhio?". E veniamo alla questione più seria, quella che riguarda La Profezia di Oriana Fallaci, di un'Europa destinata a diventare "Eurabia" a causa della sempre più massiccia invasione di immigrati arabi (islamici fondamentalisti e terroristi), refrattari ad imparare la nostra lingua e tendenzialmente impegnati a creare una nazione estranea a quella italiana anche se insediata sul nostro suolo. Anche qui sono necessarie molte precisazioni:
1 - Gli arabi che vengono in Italia come immigrati sono quasi tutti originari del Magreb e quindi francofoni. L'italiano lo imparano in fretta e se mettono su famiglia i loro figli vanno nelle scuole italiane e imparano la nostra lingua, sicché dopo qualche anno in casa si parla solo italiano;
2 - La stragrande maggioranza degli immigrati musulmani lavora e contribuisce al PIL del nostro paese e a far pareggiare i conti altrimenti deficitari dell'IMPS. A differenza di tanti miliardari italiani evasori fiscali, i lavoratori di origine araba pagano le tasse;
3 - L'"Eurabia" non è stata una profezia che Oriana Fallaci ha partorito nei suoi deliri notturni negli ultimi anni della sua infelice e solitaria esistenza, ma è stata una realtà storica e culturale ben presente nella storia del nostro continente:
A - L'"Eurabia è vissuta per 800 anni nella Spagna medievale e per 400 anni in Sicilia. Grazie ad essa vi è stata una fioritura di civiltà e di cultura tra le più elevate della storia umana. Come lo sceicco Hascemita Feisal dell'Hezjaz, compagno di lotta di Lawrence d'Arabia ("Sogno ancora i giardini di arance di Palermo dalle ottanta moschee e l'università di Toledo dove per statuto dovevano insegnare maestri arabi, ebrei e spagnoli e soprattutto sogno le fontane di Granada e la mosche di Cordoba, città di mezzo milione di abitanti che aveva nel IX secolo Km di illuminazione pubblica notturna nelle strade;
B - L'"Eurabia" esiste ancora oggi nei circa 300 vocaboli della nostra lingua che con parole di origine araba parlano di astronomia, matematica, chimica, organizzazione commerciale, vestiario e prodotti della terra; per non parlare del 20% dei vocaboli della lingua spagnola di origine araba. Sfugge ad Ostellino che la scienza moderna affonda le radici nella cultura araba del medioevo grazia alla quale un Europa imbarbarita e rozza si è riappropriata della filosofia e della sapienza dei Grecia;
C - L'"Eurabia" è rivissuta in alcune opere dell'illuminismo tedesco, da Lessing a Goethe che scrisse che occidente ed oriente erano destinate a fondersi in una superiore civiltà fondata sulla fratellanza, sulla bellezza e sulla tolleranza. Il presidente della repubblica federale tedesca Wolff, nel celebrare l'anniversario della caduta del Muro di Berlino, ha detto di essere fiero dei 3 milioni di cittadini tedeschi di religione islamica e di origine turca; mentre la costituzione spagnola ha messo per iscritto in un suo articolo che la cultura araba è elemento necessario dell'identità spagnola;
D - L'"Eurabia" è stata realtà viva nel grande sogno di Federico II di Svevia scomunicato per la sua amicizia con il sultano d'Egitto da uno dei papi che ,per soddisfare gli istinti sanguinari e predoni degli aristocratici franchi, organizzò una crociata che Federico rifiutò. Quel sogno dette i suoi frutti: l'università d Napoli e la scuola di Medicina di Salerno furono fondati dal grande imperatore senza bolla papale ed egli chiamò ad insegnarvi maestri arabi, ebrei, greci e latini.
La lista sarebbe lunga ma come ha detto Gesù in uno dei suoi hadith "islamici", (raccolti da saggi siriani nell'XI secolo):
"Con il potere che mi ha dato Dio ho compiuto molti miracoli, ho fatto camminare gli storpi, ho ridato la vista ai cechi, ho mondato i lebbrosi e ho perfino resuscitato i morti. Solo un miracolo non mi è riuscito di compiere. Trasformare uno stupido in persona intelligente".
"Con il potere che mi ha dato Dio ho compiuto molti miracoli, ho fatto camminare gli storpi, ho ridato la vista ai cechi, ho mondato i lebbrosi e ho perfino resuscitato i morti. Solo un miracolo non mi è riuscito di compiere. Trasformare uno stupido in persona intelligente".
Consiglio a Ostellino la lettura dei seguenti libri: "Islam" del teologo tedesco Hans Kung; "Storia del Medioevo" a cura di Umberto Eco.
Ostellì ma va a studià va...
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