Articolo di Andrea Tarquini, La Repubblica, 22/03/2011
Cohn-Bendit: “Chi scende in piazza sta col dittatore. Vendola si ricordi della Spagna del ´36″
Intervista a Daniel Cohn-Bendit di Andrea Tarquini, la Repubblica, 22 marzo 2011
«Attenti, ragazzi, chi scende in piazza contro la missione internazionale cerca magari una terza via ma di fatto non è neutrale, bensì con Gheddafi. Perché niente cortei quando Gheddafi massacrava il suo popolo? Ricordate Francia e Gran Bretagna del ‘36, che lasciarono sola la Repubblica spagnola contro Franco, Hitler e Mussolini». Daniel Cohn-Bendit, leader verde europeo, è durissimo.
In piazza per la pace: solo in Italia o anche altrove?
«In Germania si va in piazza contro l'atomo. Vedo appelli anti-raid aerei solo in Italia, o in Grecia dai neostalinisti. Finiscono per schierarsi con la Cina, Putin e Chavez. Sono prigionieri delle categorie degli anni ‘50».
Insomma, la ricerca di una "terza via" non la convince?
«In Italia vedo appelli a protestare mossi dall'ossessione assoluta e accecante della mitica lotta contro l'imperialismo americano. Come fa Vendola a dire né con Gheddafi né con le bombe? Non faccio paragoni col triste slogan "né con lo Stato né con le Br", ma mi ricordo del 1936. Madrid democratica fu lasciata sola contro Franco, la Legion Condor di Hitler e i reparti di Mussolini. Risultato: stragi, 50 anni di franchismo, e nel ‘39 la seconda guerra mondiale».
Scusi, ma la voglia di pace, di un'altra via tra la guerra e il tiranno, non è importante?
«Arriva il momento in cui bisogna fare scelte. La Resistenza italiana, francese o jugoslava fu giusta, ma sanguinosa. Gli Alleati non la lasciarono sola. Che lo voglia o no, chi vuol lasciare soli i rivoluzionari libici è con Gheddafi, non è neutrale. E schiavo di miti come l'ossessione della pace a ogni costo che a Monaco 1938 portò Londra e Parigi a cedere a Hitler. O il mito del patto Molotov-Ribbentrop, giustificato dall'Urss perché anti-imperialista».
E la nonviolenza alla Gandhi?
«Gandhi vinse contro un imperialismo democratico, non contro un tiranno sanguinario pronto a sterminare il suo popolo. Gandhi poté trovare una terza via, per i rivoluzionari libici la terza via non esiste sul campo. È triste che non lo si capisca. Agire è giusto, come lo fu contro Milosevic e i suoi massacri in Bosnia e in Kosovo. La guerra è sanguinosa, lo fu anche la Resistenza nell'Europa occupata dall'Asse. Ma allora gli italiani dovrebbero rinnegare la Resistenza? I jet occidentali hanno fermato i Panzer di Gheddafi che puntavano su Bengasi per un bagno di sangue. E in Tunisia ed Egitto la rivoluzione ha vinto perché gli Usa, influenti sulle forze armate locali, le hanno convinte a non fare stragi. In Libia è diverso».
La voglia della "terza via" però è forte in una parte dell'opinione pubblica? Perché, secondo lei?«Per i precedenti della guerra in Iraq, dove non c'era un movimento rivoluzionario da appoggiare, e perché in Afghanistan la situazione è difficile. Ma ricordiamo che dopo la prima guerra alleata in Iraq (contro l'occupazione irachena del Kuwait-ndr), prima ci fu la no-fly zone, poi Saddam massacrò 500mila sciiti e sterminò col gas un'intera città curda. Spesso chi protesta nel mondo del benessere non s'immagina cosa sia vivere sotto dittatori come Gheddafi. Ciò ha a che fare con ideologie marxiste-leniniste: il mondo diviso in cattivi e buoni, l'imperialismo cattivo e tutti i suoi nemici buoni».
Come giudica la non partecipazione della Germania alla coalizione anti-Gheddafi?«Merkel e Westerwelle sono opportunisti, fiutano aria di pacifismo e temono per le elezioni di domenica. Potrei capirli solo se criticassero l'amicizia passata di Berlusconi e Sarkozy con Gheddafi, ma non lo fanno. In troppi amano solo le rivolte che vengono sconfitte, facile poi chiudere gli occhi davanti alla repressione, come con la Spagna lasciata a Franco».
«Attenti, ragazzi, chi scende in piazza contro la missione internazionale cerca magari una terza via ma di fatto non è neutrale, bensì con Gheddafi. Perché niente cortei quando Gheddafi massacrava il suo popolo? Ricordate Francia e Gran Bretagna del ‘36, che lasciarono sola la Repubblica spagnola contro Franco, Hitler e Mussolini». Daniel Cohn-Bendit, leader verde europeo, è durissimo.
In piazza per la pace: solo in Italia o anche altrove?
«In Germania si va in piazza contro l'atomo. Vedo appelli anti-raid aerei solo in Italia, o in Grecia dai neostalinisti. Finiscono per schierarsi con la Cina, Putin e Chavez. Sono prigionieri delle categorie degli anni ‘50».
Insomma, la ricerca di una "terza via" non la convince?
«In Italia vedo appelli a protestare mossi dall'ossessione assoluta e accecante della mitica lotta contro l'imperialismo americano. Come fa Vendola a dire né con Gheddafi né con le bombe? Non faccio paragoni col triste slogan "né con lo Stato né con le Br", ma mi ricordo del 1936. Madrid democratica fu lasciata sola contro Franco, la Legion Condor di Hitler e i reparti di Mussolini. Risultato: stragi, 50 anni di franchismo, e nel ‘39 la seconda guerra mondiale».
Scusi, ma la voglia di pace, di un'altra via tra la guerra e il tiranno, non è importante?
«Arriva il momento in cui bisogna fare scelte. La Resistenza italiana, francese o jugoslava fu giusta, ma sanguinosa. Gli Alleati non la lasciarono sola. Che lo voglia o no, chi vuol lasciare soli i rivoluzionari libici è con Gheddafi, non è neutrale. E schiavo di miti come l'ossessione della pace a ogni costo che a Monaco 1938 portò Londra e Parigi a cedere a Hitler. O il mito del patto Molotov-Ribbentrop, giustificato dall'Urss perché anti-imperialista».
E la nonviolenza alla Gandhi?
«Gandhi vinse contro un imperialismo democratico, non contro un tiranno sanguinario pronto a sterminare il suo popolo. Gandhi poté trovare una terza via, per i rivoluzionari libici la terza via non esiste sul campo. È triste che non lo si capisca. Agire è giusto, come lo fu contro Milosevic e i suoi massacri in Bosnia e in Kosovo. La guerra è sanguinosa, lo fu anche la Resistenza nell'Europa occupata dall'Asse. Ma allora gli italiani dovrebbero rinnegare la Resistenza? I jet occidentali hanno fermato i Panzer di Gheddafi che puntavano su Bengasi per un bagno di sangue. E in Tunisia ed Egitto la rivoluzione ha vinto perché gli Usa, influenti sulle forze armate locali, le hanno convinte a non fare stragi. In Libia è diverso».
La voglia della "terza via" però è forte in una parte dell'opinione pubblica? Perché, secondo lei?«Per i precedenti della guerra in Iraq, dove non c'era un movimento rivoluzionario da appoggiare, e perché in Afghanistan la situazione è difficile. Ma ricordiamo che dopo la prima guerra alleata in Iraq (contro l'occupazione irachena del Kuwait-ndr), prima ci fu la no-fly zone, poi Saddam massacrò 500mila sciiti e sterminò col gas un'intera città curda. Spesso chi protesta nel mondo del benessere non s'immagina cosa sia vivere sotto dittatori come Gheddafi. Ciò ha a che fare con ideologie marxiste-leniniste: il mondo diviso in cattivi e buoni, l'imperialismo cattivo e tutti i suoi nemici buoni».
Come giudica la non partecipazione della Germania alla coalizione anti-Gheddafi?«Merkel e Westerwelle sono opportunisti, fiutano aria di pacifismo e temono per le elezioni di domenica. Potrei capirli solo se criticassero l'amicizia passata di Berlusconi e Sarkozy con Gheddafi, ma non lo fanno. In troppi amano solo le rivolte che vengono sconfitte, facile poi chiudere gli occhi davanti alla repressione, come con la Spagna lasciata a Franco».
Voglio rimanere al caso della Spagna del' 36 su cui Daniel Cohn-Bendit, vero leader dei verdi europei e delle persone autenticamente pacifiste di livello europeo, incentra le sue argomentazioni contro gli pseudo pacifisti e gli pseudo verdi pronti a scendere in piazza contro l'intervento anti Gheddafi, e quindi in sostanza a sostegno di costui, per fare talune considerazioni:
I - Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha dichiarato senza vergognarsi di essere sinceramente dispiaciuto per quanto sta capitando al suo amico colonnello Gheddafi. Il "Silvio nazionale" ha dichiarato più volte di sentirsi il leader del partito dell'amore: forse è per questo che manifesta il suo affetto nei confronti di un tiranno criminale che è stato oggetto di una condanna universale come criminale di guerra contro il suo popolo. Potremmo immaginare una triade di possibili candidati al Nobel per la pace: Berlusconi, Gheddafi, Putin. Da notare per chi non l'avesse notato che il Berlusca non ha mai finto una lacrimuccia per quelle migliaia di giovani massacrati dal criminale tripolino; ora il Nostro sta dimenandosi in compagnia del suo domestico Frattini per cercare il pretesto che lo aiuti ad uscire dalla "coalizione dei volenterosi" impegnati a dare applicazione a una delibera del consiglio di sicurezza dell'ONU. Possiamo immaginare che se ci riesce volerà di corsa a Berlino dove, appollaiandosi dietro una colonna, troverà il modo di fare un affettuoso "Cucù" alla sua piacente comare Angela Merkel;
II - Maroni e gli altri leghisti seguitano a invadere i teleschermi con lo spettacolo vergognoso dei circa 6000 profughi tunisini ammassati in condizioni disumane su quel lembo di terra che è l'isola di Lampedusa. Ci si chiede: "Ma l'Italia è priva di natanti e di aerei da utilizzare per smistare sull'intero territorio nazionale nelle decine di caserme in disuso 5-6000 persone?" Sarebbe la soluzione più ovvia e ragionevole, ma i leghisti, contando di fare leva sui "terrori di pancia" di imbecilli come loro preferiscono trasformare quelle 6000 persone in un perenne manifesto elettorale da utilizzare con note di colore tipo: "Potrebbero essere un covo di terroristi islamici!".
III - Che Berlusconi e i leghisti si comportino come ci si aspetta da Berlusconi e dai leghisti non può suscitare meraviglia così come non stupiscono le giaculatorie pacifiste e anti imperialiste di paleo comunisti risalenti all'epoca staliniana, che accusano di aggressione imperialista chi ha provvidenzialmente impedito a Gheddafi di trasformare Bengazi in un inferno con una caccia all'uomo casa-per-casa. Indigna invece che, schierandosi di fatto affianco della peggiore destra del nostro paese, persone come Vendola, Gino Strada e compagni vadano agitandosi lanciando una manifestazione il cui slogan dovrebbe essere: "No a Gheddafi! No alla Guerra!". Chissà quali argomenti pensano di poter usare questi profeti della pace per costringere un tiranno a seguire le vie diplomatiche? E' il solito enigma racchiuso in un mistero la strategia dei pacifisti nostrani, che, tra le altre disgrazie, l'Italia sembra avere in esclusiva.
Mi piace concludere facendo presente che non ho nessuna simpatia per il presidente francese Sarkozy che certamente non deve il suo interventismo a spirito umanitario e all'amore per i giovani arabi in rivolta; ma sarebbe da sciocchi negare che i missili che i suoi aerei hanno lanciato contro la colonna di mezzi corazzati e di blindati del dittatore libico nel momento in cui essa entrava in Bengazi, hanno OGGETTIVAMENTE e di fatto impedito un ennesimo caso Ruanda o Sebreniza. I veri pacifisti del 1936 si arruolavano nelle brigate internazionali e andavano a combattere contro le ciurme franchiste a fianco dei patrioti repubblicani. Un nome fra tutti? Woody Gouthrie, il grande cantautore folk americano, arruolatosi nella brigata Lincoln.
Nessun commento:
Posta un commento