"Mi ricordo una colazione al Club dei Professori di Harvard con Samuel Huntington, qualche anno dopo la pubblicazione del suo famoso articolo, poi del suo libro, sullo Scontro delle civiltà. Avevo voluto vederlo perché, per elaborare il suo argomento, aveva usato fra l'altro il mio libro La rivincita di Dio. In quelle pagine spiegavo come, negli Anni Settanta, si fossero sviluppati i movimenti politici religiosi all'interno del Cristianesimo, l'Ebraismo e l'Islam. Avevo voluto tracciare dei paralleli trans-religiosi fra quei fenomeni; dimostrare come, benché in modo diverso, ciascuno dei tre fosse nato in reazione alla crisi della modernità e del mondo industriale, all'indebolimento delle solidarietà sindacali e operaie dopo la scomparsa del lavoro in fabbrica, l'aumento della disoccupazione, e così via. Paradossalmente, però, Huntington aveva attinto soltanto alla parte islamica del mio libro, usandola per argomentare il carattere eccezionale dell'Islam. Su questo aveva fondato una visione univoca dell'Islam senza capire che all'interno di quella fede si opponevano varie forze, si scontravano per controllarlo, o per imporre una divisione tra il riferimento laico e quello religioso nella lotta politica e nello spazio pubblico. La discussione con lui quel giorno fu cortese, ma affiorarono posizioni radicalmente diverse. Qualche anno dopo arrivò l'11 settembre 2001. Huntington conobbe un secondo trionfo: gli attentati di Al Qaeda, agli occhi di gran parte dei commentatori, convalidavano le sue tesi e il carattere assolutista dell'Islam; trasformavano la gran massa dei fedeli in seguaci di Bin Laden. Dal canto mio, nel libro "Jihad, ascesa e declino dell'islamismo", avevo cercato di spiegare che l'islamismo attraversava, appunto, un declino. Infatti, si era spaccato. Da un lato, vi erano i gruppi radicali destinati a usare sempre più la violenza, nella speranza che quella avrebbe svegliato le masse e innescato la rivoluzione islamica. Quei gruppi erano una versione musulmana delle Brigate rosse, o della Rote Armee Fraktion tedesca. Dall'altro lato, vi erano islamisti come l'Akp turco, pronti a partecipare al sistema politico, destinati poi a vedere la propria dottrina dissolversi nel pluralismo, e a riconoscere che la sovranità deriva dal popolo e non da Allah: la democrazia. Il 12 settembre, mentre Huntington trionfava nei media, certi giornalisti francesi chiesero la mia rimozione dalla cattedra, tanto i miei scritti parevano a loro privi di senso. Eppure oggi, che sono trascorsi 10 anni, quell'analisi mi sembra giusta. L'estremismo islamico, di cui Bin Laden era l'emblema, non è riuscito a trascinare le masse del mondo musulmano. Al Qaeda è ridotto a una setta priva di fecondità politica. D'altro canto, i regimi autoritari e dittatoriali dei vari Mubarak e Ben Ali, ritenuti dagli occidentali "baluardi" contro l'estremismo islamico, sono anch'essi diventati obsoleti. Oggi i popoli arabi sono emersi da quel dilemma - stretti fra Ben Ali o Bin Laden. Hanno fatto di nuovo ingresso in una storia universale che ha visto cadere le dittature in America Latina, i regimi comunisti nell'Europa orientale, e anche i regimi militari nei Paesi musulmani non arabi, come l'Indonesia e la Turchia. Di conseguenza, gli islamisti che proponevano la partecipazione politica all'interno di un sistema pluralista sul modello turco, oggi prevalgono, anche se in Egitto non sono stati capaci di imporre il proprio vocabolario politico, e sono costretti - senza pregiudicare gli sviluppi futuri - a seguire le rivoluzioni democratiche arabe, anziché invocare la sovranità di Allah. Perciò, credo che il sociologo politico abbia avuto ragione rispetto a certi studi che riducevano la società a dei testi ideologici. Molti, con grande ingenuità, ora scrivono che l'islamismo è scomparso, che gli arabi assomigliano agli europei o agli americani. La realtà, però, è più complessa. Gli arabi, infatti, stanno costruendo una modernità, esitante. Non è un caso che la prima rivoluzione araba sia avvenuta in Tunisia, e che lo slogan più celebre sia stato espresso in francese: "Ben Ali dégage", "vattene", ripreso fedelmente dagli egiziani in un Paese dove quasi nessuno parla più il francese. Gli egiziani l'hanno ascoltato su Al Jazeera ed è divenuto uno slogan rivoluzionario. In Tunisia vi è un vero pluralismo culturale franco-arabo. Questo ci fa capire la vera natura delle rivoluzioni in corso: radicate nelle culture locali, e al tempo stesso nelle aspirazioni universali, con tutte le difficoltà che ciò comporta."
Le considerazioni di Kepel sono ovviamente condivisibili ma non tengono molto conto di quale sia lo spirito delle tesi bislacche di Samuel Huntington, il quale persiste nella convinzione eurocentrica della strutturale inferiorità dei musulmani in genere e degli arabi in specie di essere in grado di avere aspirazioni alla libertà e a governi democratici espressioni della volontà popolare.
E' singolare come l'eurocentrismo seguiti a blaterare visioni completamente falsificate della storia degli altri ma soprattutto della propria storia e come nella visione di certi storici si cada inevitabilmente nel "mito": narrazioni più o meno fantasiose che servono a spiegare alle masse pseudo verità difficilmente documentabili.
L'occidente "Culla della Democrazia"? Vediamo quanti miti si nascondano in questa convinzione:
1 - Fino a meno di un secolo fa, democrazie formali esistevano in Europa solo in Gran Bretagna e in Francia e, almeno in parte nei paesi scandinavi. Dittature sanguinarie e feroci si sono perpetuate nel vecchio continente in Spagna, Italia (ci siamo scordati Mussolini?), Germania, Russia zarista e Unione Sovietica, Paesi Balcanici in toto. Da notare che Francia e Gran Bretagna si sono permessi il lusso della democrazia grazie al dominio coloniale esercitato in casa d'altri in una buona parte del mondo. Gli Stati Uniti d'America hanno visto convivere la loro democrazia con il genocidio delle popolazioni indigene con la schiavitù e la discriminazione razziale degli afroamericani, con le dittature militari date in benefico dono al centro America e a gran parte del sud America e grazie al singolare meccanismo economico che consente ai loro abitanti (il 5% della popolazione mondiale) un buon 40% delle risorse del globo. In nome di che cosa l'Europa vanta un assoluto primato democratico e il diritto di giudicare quali popoli sono degni della democrazia e quali no?;
2 - Una delle deformazioni non solo concettuali con cui si affronta il tema dell'Islam è l'affermazione che l'intero mondo islamico è dominato da spirito teocratico. Ora si sa che per teocrazia si intende il potere politico esercitato in nome di Dio da caste sacerdotali radicate, potenti e non proprio ben educate. Da un punto di vista teorico l'unica teocrazia in senso proprio esistente al mondo è lo Stato della città del Vaticano e soltanto in parte l'Iran di Khomeini. Prima della conquista cinese anche il Tibet del Dalai Lama era propriamente una teocrazia feudale.
L'Islam sunnita ha tra i suoi principi essenziali quello che ogni uomo è "Khalifa" di Dio: è Dio, il Clemente e il Misericordioso ad essere il vero Signore dei Mondi ("Rabbi Alamin"). Se volessero essere concettualmente più rigorosi i vari Huntington sparsi per il mondo dovrebbero definire il lato politico dell'Islam un "teocentrismo democratico": e tale era la società fondata dal Profeta Muhammad e conservata dai suoi successori, i "Compagni Ben Guidati".
Va aggiunto che lo spirito di fratellanza che, anche nei momenti più duri riesce a resistere nei popoli musulmani ha dato di sé in questi giorni uno straordinario e commovente esempio con il popolo tunisino. Benché poveri, afflitti da scarsezza di risorse alimentari, i tunisini hanno fatto fronte con una spontanea mobilitazione di popolo alle terribili condizioni di oltre 100.000 profughi dalla Libia, praticamente da soli. Quando il problema era pressoché risolto con il rimpatrio di gran parte dei profughi fuggiti dalla Libia, al confine tunisino sono arrivate 4 patetiche tende inviate dal governo italiano; e non credo che le altre nazioni europee abbiano fatto di meglio.
E' che i tunisini, in barba a tutte le loro sciocchezze sulla loro "europeizzazione", sono rimasti musulmani e ben conoscono il dettato del Profeta: "Se vedi che qualcuno ha più fame di te, dagli il tuo pane".
Vorrei concludere ricordando che per un musulmano Dio è Giustizia, e la tirannia dispotica esercitata sul popolo è sempre ingiusta.
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