Libia. “Interventismo all’italiana”
ROMA – Per Lucio Caraccio la Libia rivela l’Italia e gli italiani. Così comincia un articolo su Repubblica a firma del giornalista dal titolo “Interventismo all’italiana”.
Mentre il regime di Muammar Gheddafi è messo a dura prova dalle forze alleate che lo stanno bombardando, Roma si scopre e mostra le sue debolezze sulla gestione della missione Tripoli.
Secondo quanto spiega Caracciolo i rapporti con la Libia sono frutto di un esperimento coloniale lungo 30 anni. “Laprima volta fu cent’anni fa, quando la “Grande Proletaria” volse alla conquista di Tripolitania e Cirenaica”, ricostruisce.
Poi ancora: “L’IItalia del “Sacro Cinquantenario” – ancor più quella del Duce -si pensava portatrice di civiltà in unpaese di barbari indolenti e fraudolenti. Andammo per inventarci un impero proprio mentre si avvicinava il crollo dei gran di imperi europei, al cui rango pretendevamo di elevarci. Non sapevamo quasi nulla delle terre e delle genti da redimere. Solo che ci erano inferiori. Sicché quando i libici, in specie le tribù della Cirenaica, si ribellarono alpadrone, ne sterminammo a man salva alcune decine di migliaia (almeno), e ancor più ne deportammo. In perfetto stile razzista. Tutto finì con la disfatta nella seconda guerra mondiale, prologo della perdita delle colonie. Gli ultimi italiani pensò Gheddafi a cacciarli, nel 1970″.
La riflessione di Caracciolo continua fino ai giorni d’oggi: “Ma sia l’Italia democristiana che l’attuale mantennero con il colonnello un rapporto di utilità (energia) e protezione (rispetto al terrorismo islamico e ai flussi migratori), coltivato spesso in barba agli alleati occidentali – quando erano davvero tali. Oggi l`Italia del Centocinquantenario riscopre se stessa intervenendo in Libia nella “guerra umanitaria” fermissimamente voluta da Sarkozy per ragioni di prestigio, d’influenza, ma soprattutto per restare all`Eliseo. Infatti interveniamo all`italiana: malvolentieri, senza impegnarci a fondo né credere in quel poco che diciamo, nella certezza di contribuire a minare i nostri interessi economici e di sicurezza”.
Gli pseudo governanti italiani stanno da circa un mese utilizzando il vergognoso caos di Lampedusa come un manifesto di propaganda leghista per mostrare al popolo le orde di clandestini, terroristi, fondamentalisti, criminali comuni come invasori barbarici del nostro paese. Naturalmente di usare il buon senso e un minimo di organizzazione per risolvere un problema che tutti gli altri paesi europei neppure se ne parla. Nel precedente articolo i giovani libici che combattono contro i mercenari di Gheddafi sono correttamente definiti "Giganti". Il clandestino Berlusconi, Maroni, Frattini, La Russa, Tremonti ecc.ecc.ecc. sono degli squallidi nanerottoli.
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