Abbiamo punito la spia di Gheddafi
«È stato Gheddafi a sacrificare il generale Abdel Younis. Prima l' ha usato e poi l' ha venduto». Così rivela Ahmed Shabani, rivoltoso di Misurata, fondatore del Partito democratico libico. Dietro la tragica fine del generale, ucciso a Bengasi la settimana scorsa, affiorano situazioni torbide e comportamenti ambigui. Lo stesso figlio di Gheddafi, Saif, dice di aver incontrato due volte in Italia il generale. Younis è descritto dai rivoltosi come un infiltrato. Aveva assunto il comando militare dei ribelli, ma lavorava ancora per Gheddafi. Un doppiogiochista. Le conseguenze più inquietanti di questa vicenda sono che in Libia i rivoltosi rischiano di spaccarsi, di sospettare gli uni degli altri e combattersi tra loro, permettendo a Gheddafi di prolungare la sua agonia. Un Gheddafi sempre più avvelenato contro l' Italia. Tanto che proclama di aver fatto lanciare il missile caduto in mare proprio contro la fregata italiana Brigadiere. Affermazioni che, però, il ministro della Difesa La Russa liquida come «semplice propaganda». Younis era stato ministro degli Interni di Gheddafi. I rivoluzionari l' hanno accolto a braccia aperte quando è passato dalla loro parte. Ma è emerso che si era unito alla rivolta d' accordo con Gheddafi. Si era assunto il compito di controllare la situazione e tenere Gheddafi aggiornato. Ma ora il suo lavoro non serviva più e il Raìs l' ha venduto. Sarebbe stato infatti lo stesso colonnello, da vero uomo diabolico, a diffondere le prove del suo tradimento. Gli oppositori del regime sono sicuri di come sono andate le cose. «So per certo - racconta Shabani - che Gheddafi ha fatto arrivare ai rivoluzionari le prove del doppiogioco di Younis. Si tratta di copie di messaggi, di informazioni riservate che Younis gli aveva trasmesso. I rivoluzionari hanno preso Younis e gli hanno sbattuto in faccia queste prove. Lui non ha potuto fare altro che confessare, come risulta dal video realizzato prima della sua esecuzione. Ha ammesso tutto. Questo dimostra che Gheddafi non ha sentimenti per nessuno. Il generale Younis, un suo fedele, non gli serviva più e non ha esitato a sacrificarlo. I rivoluzionari, davanti alle prove del tradimento, hanno ucciso Younis». Nella testa di Gheddafi, il sacrificio di Younis doveva servire a gettare scompiglio tra i rivoltosi. Creare diffidenza e divisioni. Se Younis faceva il doppiogioco, adesso tutti si guarderanno con sospetto. Di chi ci si può fidare? Molti in Libia si chiedono chi sarà il prossimo traditore smascherato. Non sorprende perciò se circolano voci che mettono in dubbio la lealtà dell' uomo che guida il Consiglio provvisorio, l' Interim National Council, e cioè Mustafa Abdul Jalil, ex ministro di Gheddafi. C' è chi si chiede se è normale che «su sei milioni di libici i capi del governo rivoluzionario debbano essere tutti ex collaboratori di Gheddafi. Essi creano divisioni e stanno minando la rivoluzione». A Jalil vengono addebitati comportamenti ambigui. Prima di Younis, i rivoluzionari avevano smascherato altri personaggi considerati doppiogiochisti e li hanno consegnati al Consiglio provvisorio per farli sottoporre a un processo. Jalil li ha mandati tutti liberi, ma lo ha fatto, secondo i rivoltosi, distorcendo le prove e negando fatti evidenti. Per questo i rivoluzionari hanno preferito giustiziare Younis senza farlo processare dal Consiglio provvisorio. È stato sempre Jalil a mettere in giro la voce secondo cui Younis è morto per mano degli agenti di Gheddafi, ha orchestrato una campagna mediatica per far apparire Younis come un martire del Raìs. «La verità - conclude Ahmed Shabani - l' ha rivelata con coraggio e onestà Ali Attarhuni, che nel Consiglio provvisorio è ministro del petrolio. Ha detto che sono stati i rivoluzionari a uccidere Younis perché era un traditore». Il personaggio Con Gheddafi Abdel Fattah Younis è stato uno dei militari libici che ha sostenuto l' ascesa di Gheddafi al potere nel 1969. Fedelissimo al regime, è stato ministro degli Interni Con i ribelli Nel febbraio 2011, con l' inizio delle rivolte, passa con i ribelli assumendo il comando delle operazioni militari, sebbene fosse accusato di doppiogioco da molti La morte Viene ucciso il 28 luglio a 67 anni insieme a due colonnelli a Bengasi.
Nese Marco
Un' alleanza con gli islamici radicali Seif: Così sconfiggeremo i ribelli
TRIPOLI - Dopo aver combattuto per sei mesi un' insurrezione che la famiglia Gheddafi aveva descritto come una cospirazione islamista, il figlio ed erede del Colonnello si dichiara in procinto di ribaltare la situazione, costruendo dietro le quinte un' alleanza con gli elementi islamisti della rivolta, per eliminare la sua componente liberale. «I liberali fuggiranno, o saranno uccisi - sostiene Seif alIslam el-Gheddafi- Lo faremo insieme». Comodamente seduto su un divanetto, in un ufficio appartato di un albergo semideserto del centro, il mento coperto dalla peluria di una barba recente, gioca coi grani di un rosario islamico. «La Libia sarà come l' Arabia Saudita, come l' Iran. E con ciò?» Il leader islamista da lui indicato come il suo principale interlocutore, Ali Sallabi, ha confermato i colloqui, respingendo però ogni accenno a un' alleanza, e affermando che gli islamisti libici appoggiano i capi ribelli nella loro rivendicazione di una democrazia pluralista senza la famiglia Gheddafi. Da tempo il raìs sostiene che aiutando i ribelli l' Occidente apre la strada del potere agli islamisti; e ora provoca gli occidentali arrivando addirittura a ipotizzare di poter dare un aiuto agli islamisti per sconfiggere i liberali. «Ci chiedete di fare un compromesso. Ok. Volete che si faccia a metà. Ok. Ma con chi?». In un immaginario dialogo con le potenze occidentali, Gheddafi jr. risponde alla sua stessa domanda affermando che gli islamisti «sono la forza reale in campo». «Tutti si stanno togliendo la maschera - dice - e per voi è venuto il momento di affrontare la realtà. Io so che sono terroristi. Sono sanguinari. Non sono affatto garbati. Ma dovete accettarli».E ripete, con evidente soddisfazione, che le capitali occidentali saranno costrette a dare il benvenuto agli ambasciatori o al ministro della difesa di una nuova Libia islamista. A meno di una settimana dalla misteriosa uccisione, per mano di ribelli, del Generale Abdul Fattah Younes, capo militare degli insorti, Gheddafi jr. sembra voler trarre vantaggio dalle potenziali divisioni nei loro ranghi. Qualcuno ha sostenuto che il generale sia stato ucciso per ritorsione da una fazione islamista, dato che nella sua funzione di ministro degli interni del Colonnello aveva fatto incarcerare e torturare molti islamisti radicali. Secondo Gheddafi jr., «hanno deciso di sbarazzarsi dei liberali e di gente del tipo di Abdul Fattah, per prendere il controllo di tutta l' operazione.O in altri termini, per gettare la maschera». Seif al-Islam el-Gheddafi non vuole parlare del suo ruolo futuro, né di quello di suo padre. Ne parleremo, ha detto, dopo aver concluso i negoziati di pace. Altrimenti «sarebbe come quando uno prima spara e poi fa le domande». Sebbene in queste ultime settimane i ribelli siano avanzati su vari fronti attorno a Tripoli, Gheddafi jr. insiste nel suo ottimismo: «Siamo più uniti, più rilassati, più fiduciosi. I ribelli perdono terreno ogni giorno». Seif si sofferma poi su alcuni contatti, fonte di controversie, tra i membri della sua famiglia e i rappresentanti degli insorti. C' è stato, nei ranghi dei ribelli, chi ha sospettato che il generale Younes, in passato molto vicino al Colonnello, avesse mantenuto legami col suo ex capo: un sospetto che Gheddafi jr. sembra confermare. «Lo abbiamo incontrato due volte in Italia» ha detto. «E lo abbiamo avvertito che alla fine lo avrebbero ammazzato, perché stava giocando coi serpenti. Ma lui ha risposto: "Sciocchezze"».
Libia, "Ucciso un figlio di Gheddafi"
Ma Tripoli smentisce: "Sporchi trucchi"
TRIPOLI - A poche ore dall'annuncio dei ribelli, secondo cui il figlio più giovane di Muammar Gheddafi, Khamis, sarebbe rimasto ucciso la notte scorsa in seguito a un raid Nato, arriva la smentita del regime di Tripoli. "E' falso: hanno inventato la notizia. E' uno sporco trucco per coprire i loro omicidi", ha detto il portavoce del regime, Moussa Ibrahim.
Secondo gli insorti Khamis era rimasto ucciso insieme a 32 persone da un bombardamento dell'Alleanza Atlantica sulla città di Zliten, ad est della capitale. La Nato ha confermato il raid ma non la morte dell'uomo.
E' giallo quindi sul giovane figlio per rais, dato per morto già nel maggio scorso , quando i jet della coalizione avevano colpito i carri armati della 32/a che marciavano verso Bengasi, e ricomparso in pubblico qualche giorno dopo. Khamis, nato nel maggio del 1983, è il sestogenito di Gheddafi. Comandante della 32/a Brigata, la più temuta, è in prima linea sul fronte contro gli insorti, che lo hanno definito 'il macellaio'.
Raid nella notte. Nella notte si sono susseguiti numerosi bombardamenti sulla capitale libica. Una decina di esplosioni hanno scosso Tripoli a partire dall'1 e 30. Secondo la tv nazionale sarebbero state colpite "località civili e militari" a Khellat al Ferjan, nel sobborgo sudorientale della capitale.
La tv libica: "Sabotato un oleodotto". Secondo il viceministro degli esteri Khaled Kaaim, gli insorti avrebbero sabotato un oleodotto nella regione di Jebel Nefussa, area montagnosa a sud est di Tripoli. "I ribelli hanno spento una valvola e posto del cemento sopra di essa", ha detto alla tv di Stato libica, spiegando che il gesto ridurrà l'elettricità disponibile per la capitale, così come la disponibilità di petrolio e di gas utilizzata nella raffineria di Zawiyah per generare elettricità.
Francia: "Sottovalutata resistenza di Gheddafi". Intanto ieri il ministro degli esteri francese Alain Juppé ha ammesso ai microfoni di France 2 di aver "sottovalutato la resistenza delle forze di Gheddafi", pur sottolineando di non aver mai pensato che si sarebbe trattato di una "guerra lampo". Il ministro ha poi precisato che l'intervento militare internazionale in Libia non è in "fase di stallo" e i ribelli stanno progredendo nella loro lotta contro le forze del regime di Tripoli.
"Missili su cacciatorpediniere Gb". Proprio oggi il ministro della difesa brittanico ha riferito al Sun che mercoledì il cacciatorpediniere Hms Liverpool è stato bersagliato da almeno 20 razzi lanciati da una postazione sulla terraferma, nei pressi di Zlitan, a est di Tripoli. I missili, ha precisato il ministro, hanno mancato il bersaglio.
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