La Repubblica, 11/08/2011, Giancarlo Zizola
Se un incontro tra le religioni e l'invito a partecipare al nuovo summit inter-religioso di Assisi il 2 Ottobre prossimo tocca per lo meno nervi scoperti nella memoria storica degli ebrei, i quali, nonostante le grandi profferte di amicizia e di fratellanza della Chiesa Cattolica (Giovanni Paolo II definì gli ebrei "i fratelli
maggiori"), ben ricordano come proprio dal segno della Croce e dal supplizio patito da Gesù su di essa a causa della loro condanna e dalla maledizione che si auto inflissero quando il procuratore romano chiese loro se erano disposti ad assumersi la responsabilità della morte "di quel giusto" ("che il suo sangue cada su di noi e sui nostri figli e sui figli dei nostri figli"), la Croce è un simbolo che lascia per lo meno indifferenti i musulmani: e non vi è neppure bisogno di richiamare quanto sangue venne sparso da guerrieri occidentali che quel segno recavano sulle loro corazze.
Per comprendere questa "indifferenza" che l'islamofoba Oriana Fallaci assunse come prova dell'irriducibile inimicizia dell'Islam per il Cristianesimo, è sufficiente sottolineare come la versione della morte di Gesù non faccia parte del rispetto e della considerazione altissima che i musulmani hanno nei confronti di Gesù, di sua madre e dei suoi Vangeli.
Gesù è ai nostri occhi un Profeta e un segno di Dio, che incarna lo spirito di carità e di bontà. Nato per volontà dell'Altissimo, da donna vergine, Gesù è in questo modo simile ad Adamo, che fu creato direttamente da Dio senza avere madre.Sulla "fine" di Gesù il Corano dice:
"I figli di Israele ordirono inganni, ma Iddio ingannò loro: Egli è sempre il più grande stratega. Disse Iddio (a Gesù): "Io ti riprenderò e ti farò ascendere a me, liberandoti dalle calunnie dei miscredenti e, fino al giorno della resurrezione metterò quelli che ti hanno seguito al di sopra degli increduli"..." Cor. sura II versetto 53-54"Per la loro miscredenza Iddio gli ha addirittura sigillati, poiché non credono se non in pochi; miscredenti ancora, hanno pronunciato contro Maria grosse calunnie; e pretendono di aver ucciso il Messia Gesù figlio di Maria, mentre non l'hanno ucciso ne crocifisso ma ne hanno avuto soltanto l'illusione. Coloro che disputano attorno a lui dubitano in proposito, senza alcuna fondata certezza e andando dietro solo a congetture; la verità è che Gesù non fu ucciso, ma Iddio, potente e sapiente, lo elevò a sé, e nel giorno della resurrezione gli sarà testimone contro gli iniqui" Cor. sura IV versetti 39-41.
E' solo in segno di grande rispetto verso Gesù, che è tra le creature più vicine a Dio, e cioè tra gli "Approssimati", che i musulmani hanno sempre evitato di polemizzare contro la pretesa di portare il crocefisso negli uffici pubblici e nelle scuole frequentate dai loro figli anche se qualche Imam, trascinato dalle provocazioni più infami come quella della signora Santanchè che gridò ripetutamente in televisione che Muhammad, a causa della sua moglie più giovane, era un pedofilo, un Imam replicò, a proposito del crocefisso che per i musulmani esso era solo la rappresentazione visiva di un falso storico. Per noi musulmani Gesù non è mai morto ma tornerà sulla terra prima del giorno dell'Ora, sconfiggerà in un'ultima battaglia il demonio dell'Apocalisse ed edificherà un regno di pace e di amicizia tra gli uomini, che diverranno tutti "Muslimum" (musulmani). Solo allora Gesù morirà e sarà sepolto alla Mecca vicino ad Abramo.
Quel che è certo è che non avrà la nostra copertura quanti vogliono dare all'Europa e magari a tutto il mondo il volto di Gesù crocifisso, e ci batteremo contro chiunque intenda imbracciare il crocefisso come una spada: come hanno fatto per più di mille anni. Se potessimo proporre un serio convegno inter-religioso tra musulmani, cristiani ed ebrei ne proporremmo uno dal titolo: "Cristianesimo e Giudaismo radici della civiltà europea?". Saremo curiosi di vedere come gli argomentatori cattolici spiegherebbero che gli ebrei sempre perseguitati e uccisi in ogni modo dai cristiani e impediti con le persecuzioni, le deportazioni, la privazione dei diritti più elementari e la chiusura nei ghetti, abbiano potuto essere costruttori in tandem della civiltà di chi li ha sempre perseguitati e disprezzati come deicidi. In questo convegno i rappresentanti dell'Islam avrebbero agevole gioco nel ricordare come gli ebrei perseguitati nelle nazioni cristiane dell'Europa trovarono rispetto, rifugio e libertà oltre che fondamentali ruoli nella cultura e nell'arte, proprio nei paesi musulmani. Suleiman il Magnifico, sul tano di Costantinopoli diede ospitalità a 35 mila ebrei nella città bizantina di Tessalonica, mentre altri 25 mila furono accolti nella città vecchia di Gerusalemme: si trattava di ebrei sefarditi sfuggiti dalla Spagna riconquistata dai re cattolici, dove i "marranos" finivano a decine di migliaia sui roghi dell'Inquisizione.
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