venerdì 12 agosto 2011

ANCORA SULLE CROCIATE

Nei territori conquistati i crociati accentuarono gli ordinamenti feudali esistenti e peggiorarono in tal modo i contadini arabi e siriani che divennero a tutti gli effetti servi della gleba, costretti a pagare al proprietario usurpatore delle loro terre una rendita che arrivava ad essere la metà del raccolto. Questa condizione venne estesa anche a chi era proprietario come coltivatore diretto del suo lotto. Nelle città costiere il commercio finì in mano ai mercanti genovesi, veneziani e marsigliesi, che avevano ottenuto dai capi crociati il privilegio di costituire delle colonie.
Naturalmente i crociati non furono in grado di apportare elementi di novità nella vita economica dei paesi conquistati, perché in quell'epoca le forze produttive e la ricchezza materiale e culturale dell'oriente era di gran lunga superiore a quella occidentale. I crociati, in sostanza, si comportarono solo come ladri e oppressori: di qui la costante lotta con la popolazione locale che dette vita a una situazione permanente di guerriglia senza quartiere.
Sul piano politico il "sovrano" del cosiddetto stato latino aveva un potere fortemente limitato dall'assemblea dei più grandi feudatari, divisi tra loro senza rapporti con l'impero bizantino, mentre sul piano religioso i feudatari cercavano di sostituire con i loro prelati il clero ortodosso, mentre quello arabo era costantemente soggetto ad epurazioni e massacri.
Per dominare nei nuovi territori e per cristianizzare forzatamente le loro popolazioni furono istituiti i cosiddetti ordini cavallereschi, quello dei templari di origine francese, quello teutonico di origine tedesca e quella dei giovanniti di origine italiana. Si trattava di ordini religiosi di monaci armati i cui membri, oltre ai voti monastici di castità, povertà ed obbedienza giurarono anche di difendere i luoghi santi dai musulmani e dipendevano direttamente dal papa.


Proseguiva intanto la sequenza delle successive crociate. La seconda di esse fu provocata dalla caduta di Edessa (1144). La Chiesa riuscì a convincere il re di Francia e l'imperatore tedesco a muovere contro i turchi Selgiuchidi  e come ai tempi della Prima Crociata l'eccitazione criminale contro gli infedeli si scagliò per prima contro gli ebrei, accusati dall'abate di Cloney, Pietro il Venerabile, di non voler pagare un contributo per finanziare la crociata. In Germania, invece, il monaco cistercense Rodolfo istigò le folle al massacro degli ebrei per impadronirsi dei loro averi ma fu sconfessato e costretto a tacere per il deciso intervento del grande santo Bernardo di Chiaravalle. Come le altre crociate, anche questa ebbe singolari incidenti di percorso. Il più grave avvenne a Filippopoli, in territorio bizantino dove i crociati incendiarono un monastero e ne trucidarono gli abitanti. Sterminati e logorati dalle ostilità bizantine, disgregati da discordie interne, decimati da privazioni ed epidemie e mal guidati dai loro improvvisati condottieri, i crociati vennero sterminati dai turchi presso Damasco (1148).
La Terza Crociata fu causata dalla caduta di Gerusalemme (1187) ad opera del grande condottiero musulmano Saladino che aveva già esteso il suo dominio sull'Egitto e sull'Arabia occidentale. A differenza dei crociati Saladino non si macchiò di stragi nelle città che conquistava. I cristiani avevano la possibilità di andarsene pagando un riscatto in oro (10 denari per un uomo, 5 denari per una donna). Chi non pagava veniva fatto schiavo, va sottolineato che subito dopo la conquista di Gerusalemme Saladino mandò i suoi medici a curare i crociati feriti e come unico "intervento" repressivo spazzò via le tombe che negli anni precedenti alcuni feudatari si erano fatti costruire accanto al Santo Sepolcro di Cristo. Saladino commentò:
"Non posso tollerare che dei capi assassini e dei miserabili ladri abbiano avuto l'ardire di costruirsi la tomba vicino al luogo in cui la tradizione vuole che sia stato sepolto un Santo Profeta inviato da Dio come Gesù!".
Di certo la figura di Saladino impressionò fortemente la fantasia degli europei occidentali, se si pensa che Dante Alighieri ha messo la sua anima tra quella dei grandi personaggi nel passato nel Limbo, insieme a Mosè, ad Abramo, ad Omero e allo stesso Virgilio.
Nonostante alla crociata partecipassero Riccardo Cuor di Leone, re di Inghilterra, Filippo IV il Bello, re di Francia e Federico I Barbarossa, imperatore tedesco, i loro risultati furono insignificanti: Federico Barbarossa morì addirittura annegato mentre fra le altre teste coronate vi furono continui scontri e ricatti, culminati nell'imprigionamento di Riccardo, che costrinse i suoi sudditi a pagare un grosso riscatto.
Gerusalemme restò in mano musulmana ma i cristiani e gli ebrei vi ebbero piena libertà di accesso. I bizantini si allearono sistematicamente con i Selgiuchidi perché si erano accorti che la presenza "latina" causava soltanto  danni.
La Quarta Crociata sbagliò strada: invece di puntare su Gerusalemme i crociati fecero una piccola deviazione e conquistarono, saccheggiandola, la cristianissima città di Zara in Croazia, e poiché erano sulla strada puntarono su Costantinopoli, la misero a ferro e fuoco, e vi insediarono un loro regno. La crociata era stata bandita da papa Innocenzo III, il papa teocratico con il quale la Chiesa Cattolica aveva raggiunto l'apice della potenza. Il papa cercò di approfittare della morte di Saladino e alla sua crociata, diretta non solo verso oriente, ma anche verso i paesi baltici, parteciparono feudatari francesi, italiani e tedeschi. La spedizione partì da Venezia per servirsi della sua flotta, e l'intenzione era quella di conquistare Gerusalemme dopo aver occupato l'Egitto. Ma Venezia, che aveva eccellenti rapporti commerciali con l'Egitto riuscì a deviare i crociati con l'inganno contro la rivale Bisanzio. I crociati, infatti non avevano denaro sufficiente per pagare il viaggio e accolsero la proposta di dare aiuto ai veneziani nella conquista della città di Zara che apparteneva al re cattolico di Ungheria.
Indignato, Innocenzo III scomunicò i crociati, ma subito dopo concesse il perdono nella speranza che muovessero contro i musulmani. Durante l'assedio di Zara si presentò al campo crociato il figlio dell'imperatore di Costantinopoli per annunciare che il padre era stato cacciato dal fratello e che se i crociati l'avessero aiutato a tornare sul trono avrebbe ottenuto grandi somme di denaro e la fine dello scisma della chiesa d'oriente.
Mentre si dirigevano verso Costantinopoli, i crociati trovarono una forte resistenza della cittadinanza che odiava i latini molto più di quanto non odiasse i musulmani. L'imperatore deposto venne riposto sul trono, mentre il fratello usurpatore fuggì dalla città. Il tesoro di Costantinopoli era pressoché vuoto e il patriarca e il popolo si rifiutarono di riconoscere il papa come capo della Chiesa universale e dichiararono sdegnosamente che non avevano alcuna intenzione di pagare i debiti dell'imperatore ne di concedere privilegi ai crociati e ai veneziani; poi la popolazione bizantina insorse e uccise l'imperatore e il figlio e qualche centinaio di crociati.
Questi decisero di vendicarsi, irruppero nella città e per 3 giorni la saccheggiarono orrendamente proclamando l'impero latino d'oriente. Ufficialmente il papa condannò il massacro, ma quando vide che il patriarca gli riconosceva piena supremazia su tutta la chiesa cristiana d'oriente e d'occidente, decise di accettare il fatto compiuto.
Più ancora che il papato o i feudatari, fu Venezia a trarre i maggiori guadagni dalla conquista dell'impero bizantino del cui territorio aveva occupato più di un quarto. I mercanti veneziani riuscirono anche ad ottenere per le loro merci l'esenzione dai dazi in tutti i paesi dell'impero.
L'impero latino fu travolto nel 1261 sotto l'urto di bulgari, albanesi e bizantini coalizzati e aiutati dai genovesi che temevano la presenza veneziana nei Balcani. Bisanzio riuscì a sopravvivere per altri 200 anni ma non tornò più al suo antico splendore.
Le rozze schiere crociate trassero tuttavia un vantaggio dalla loro sanguinosa avventura e fu che al contatto della raffinata e fiorente cultura musulmana si riappropriarono dei tesori della cultura ellenistica, che gli arabi avevano scrupolosamente custodito e fatta rifiorire.

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