sabato 27 agosto 2011

Palestina e Israele


Pioggia di razzi tra Gaza e Israele


GERUSALEMME - Una pioggia di razzi da Gaza sulle città di Beer Sheva e Ashqelon, la mattina. La risposta immediata dello Stato ebraico, con raid sulla Striscia poche ore dopo. Sale la tensione in Medio Oriente e la crisi innescata giovedì con il blitz dei terroristi nel Negev, rischia di portare israeliani e palestinesi sul baratro di un nuovo conflitto. Spiragli però s´intravedono, in una giornata pur segnata da venti di guerra: nel pomeriggio di ieri, in gran segreto e su iniziativa egiziana, una delegazione israeliana di alto livello sarebbe arrivata al Cairo per discutere con i rappresenti di Hamas una nuova tregua. Lo rivela la radio dello Stato ebraico, che riporta una notizia apparsa sul quotidiano egiziano Al Ahram. E a confermare l´esistenza di una trattativa, arriva in serata l´annuncio della disponibilità a fermare il lancio di missili da parte delle fazioni palestinesi di Gaza.
La diplomazia non si ferma. Anche se, per il quarto giorno consecutivo, a parlare sono soprattutto le armi. L´offensiva dalla Striscia inizia all´alba. Le Brigate Ezzedin Al Qassam, il braccio armato di Hamas, lanciano decine di razzi Grad e sparano colpi di mortaio contro le città meridionali d´Israele: a Beer Sheva viene centrato un liceo, per fortuna chiuso per le vacanze estive. Altri missili finiscono in Egitto per errore. La risposta israeliana non si fa attendere: in una retata di massa in Cisgiordania, i militari arrestano 120 dirigenti di Hamas. Poi, si levano in volo i caccia di Tsahal per i soliti raid mirati su Gaza: tre palestinesi vengono feriti, tra questi anche un bambino.
E´ una reazione meno dura del previsto, però. Israele prova infatti a ricucire con l´Egitto, furibondo per l´uccisione di alcuni soldati del Cairo nel corso dei combattimenti di giovedì scorso al confine, avvenuti per stanare i terroristi del Negev. Lo Stato ebraico cerca anche di portare dalla propria parte i Paesi moderati dell´area, dopo la dura condanna di ieri della Lega Araba dei raid su Gaza. Il Cairo giudica "insufficienti" le scuse del ministro della Difesa Barak. E allora, per scongiurare una crisi ancora più grave, scende in campo persino Shimon Peres. Durante la visita ai parenti di una vittima degli attacchi di Eilat, il presidente dello Stato ebraico esprime «dispiacere per i tre militari uccisi». «Il Sinai - aggiunge - deve rimanere un centro turistico e di pace. Bisogna fare il possibile per impedire che terroristi ed estremisti ne prendano il controllo».
L´offensiva diplomatica di Gerusalemme, però, non placa la rabbia degli egiziani. Il Consiglio supremo delle Forze armate al potere, fa sapere che «respinge ogni ingerenza nella sicurezza del Sinai». E ieri notte, mille persone hanno scandito slogan anti-ebraici davanti all´ambasciata israeliana al Cairo. Un giovane è riuscito persino a salire fin sul tetto dell´edificio, per sostituire la bandiera con la stella di David con quella del Paese delle Piramidi. Ahmad A-Shahat, questo il nome dell´uomo che ha compiuto "l´impresa", grazie alla Rete è diventato il nuovo eroe egiziano. Migliaia di messaggi su Twitter ora inneggiano al "novello giustiziere". I media lo hanno ribattezzato "Spider Man" per via delle doti di arrampicatore. «Non basta cacciar via Mubarak - dice Ahmad mentre la folla lo acclama - Bisogna fare piazza pulita dei suoi amici, a partire dagli israeliani».


Alberto Mattone, La Repubblica



"Hamas non c´entra con l´attentato ma se ci attaccano, ci difenderemo"

Dopo tre giorni di raid aerei e bombardamenti anche dal mare, cento missili sparati contro le città israeliane circostanti la Striscia, Hamas continua a negare di essere dietro il massacro di giovedì scorso a Eilat. «Stiamo pagando un alto prezzo per quell´azione che non abbiamo compiuto. Quali prove ci sono che gli attaccanti siano da venuti da Gaza? Non c´è nessuna prova che siano venuti dalla Striscia. Eilat è a 2 km dal confine giordano e a 1 km da quello egiziano, e allora perché danno la colpa alla gente di Gaza che dista oltre 200 km?». Uscito da uno dei bunker sottoterra dove tutta la leadership di Hamas si è rifugiata per scampare al diluvio di bombe israeliane, Ahmad Yousef - alto dirigente del gruppo integralista e portavoce del governo di Ismail Haniyeh - risponde al telefonino. «Non possiamo parlare per molto… lei sa come funziona vero?», dice prima di tutto. La paura di essere intercettato e fulminato da un missile sparato da uno dei droni israeliani che volano come calabroni nel cielo di Gaza ha una sua concretezza.
Yousef ci dica perché questa tregua che era in qualche modo in vigore da due anni è saltata.
«Noi la rispettiamo fintanto che Israele la rispetta, ma abbiamo il diritto di difenderci».
Tutto è cominciato con l´attacco a Eilat dove gruppi armati hanno colpito un bus pieno di soldati, ucciso dei civili innocenti. Perché?
«Lo dovrebbe chiedere a chi ha condotto quell´attacco, ripeto ancora: Hamas non ha nulla a che vedere con quell´azione».
E allora perché quei "complimenti" a chi ha organizzato quell´attacco?
«E´ stato un errore marchiano, quella frase è stata subito rimossa dal nostro sito ufficiale»
Perché è stata colpita Eilat? E´ una città-vacanza, non è nei Territori occupati, su quelle spiagge ci vanno le famiglie…
«Normalmente chi vuole compiere azioni di quel tipo cerca luoghi dove è più facile infiltrarsi e Eilat una zona "debole" per gli standard di sicurezza israeliani. Visto come si è svolto l´attacco l´obiettivo era un´imboscata contro il bus che trasportava i soldati».
Israele è deciso a farvi pagare cara la violazione della tregua, per la Striscia si prevedono giorni duri.
«Stiamo pagando un alto prezzo - giorno e notte - nella rappresaglia israeliana per quell´attacco, con cui ripeto non abbiamo nulla a che vedere. In tre giorni di raid e bombardamenti sono stati uccisi venti palestinesi e decine sono stati feriti. Questo ha innescato la reazione di tutte le fazioni presenti nella Striscia che hanno risposto all´attacco».
Che previsioni fa per i prossimi giorni?
«Hamas non è interessato a una escalation della violenza. Mentre ci parliamo ci sono mediatori al Cairo - di Hamas e del governo israeliano - che stanno trattando per un cessate il fuoco che entri in vigore stanotte. Molti sforzi sono in corso, speriamo che Israele risponda positivamente. Loro fermino gli aerei che ci bombardano, noi fermeremo i missili».
Che garanzie può dare che tutti i gruppi armati di Gaza accettino questo cessate il fuoco e smettano di lanciare missili sulle cittadine israeliane? Il vostro controllo sulla Striscia sembra "allentato", una volta quando Hamas dava un ordine tutti lo eseguivano a Gaza oggi non è più così...
«Nessuno può negare che Hamas è per il mantenimento della sicurezza a Gaza. Ma ripeto: noi non vogliamo un´escalation e faremo di tutto per evitarla».
I gruppi salafiti non la pensano così.
«Nessuno a Gaza è al di sopra della legge».
E´ vero che siete a corto di fondi? Che l´Iran vi ha tagliato i finanziamenti perché non vi siete schierati apertamente a fianco di Assad contro la "primavera di Damasco"?
«Mi spiace… la sento male… il nostro tempo è scaduto… ci risentiremo, Inshallah». Click.



Fabio Scuto, La Repubblica

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