lunedì 8 agosto 2011


I tank contro un’altra città, massacro in Siria

GERUSALEMME — All’alba, fumo nero si solleva dalla città di Deir Al-Zor, nell’Est della Siria, tra il rimbombo delle esplosioni e degli spari, mentre le moschee chiamano i fedeli alla preghiera. I video diffusi su Internet dagli attivisti siriani documentano un nuovo attacco contro una roccaforte dell’opposizione al presidente Bashar Assad.
Dai resoconti si ricostruisce una dinamica simile a quella dell’assalto alla città di Hama, a ovest, iniziato una settimana fa: i carri armati entrano da varie direzioni, travolgono le barricate, i cecchini si piazzano sui tetti. Almeno 50 i morti, secondo gli attivisti, tra cui una famiglia che cercava di lasciare la città. Giungono notizie di feriti soccorsi nelle moschee, perché temono d’essere arrestati in ospedale, di carenza di medicine, cibo e acqua, perché la città era assediata da giorni. I giornalisti stranieri sono stati banditi dal Paese, ed è difficile confermare gli eventi.
Poche ore prima dell’attacco, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon aveva chiamato Assad chiedendogli di non fare più ricorso ai militari contro i civili. Alle sanzioni di Usa e Ue, si sono unite le proteste di «amici» come Russia e Turchia. E gli Stati arabi, dopo mesi di silenzio, esprimono preoccupazione. Il Consiglio della Cooperazione del Golfo, che rappresenta le monarchie della Penisola araba, ha condannato la violenza. Così pure la Lega Araba. Ieri il re saudita Abdullah ha richiamato il suo ambasciatore a Damasco chiedendo al regime di Assad di porre fine allo «spargimento di sangue» : «Quanto avviene in Siria è inaccettabile e non ha alcuna giustificazione» .
 La Turchia ha annunciato una visita, dopodomani, del ministro degli Esteri, con un «messaggio duro» per Damasco. La portavoce di Assad ha replicato che verrà rimandato ad Ankara con un messaggio ancora più duro. Il governo sostiene di agire contro terroristi armati: «Combattere i fuorilegge e i criminali che terrorizzano la popolazione è un dovere» . E annuncia che «la Siria è sul cammino delle riforme» .
 Il ministro degli Esteri ha annunciato sabato che elezioni «libere e trasparenti» si terranno entro fine anno (erano previste ad agosto), per «dar vita a un parlamento che rappresenti le aspirazioni del popolo» . Poche ore dopo, sono stati arrestati il noto attivista ed ex prigioniero politico Walid Al Bunni, con i due figli, e i quattro fratelli Khattab, tutti attivisti. Deir Al-Zor, città sunnita come Hama, si trova al confine con l’Iraq, e i clan hanno legami forti oltre frontiera. E’ stato permesso loro di armarsi, in passato, per controbilanciare i curdi, a nord-est. Nella zona ricca di petrolio e gas naturale, che però non ha goduto dei profitti di queste risorse, migliaia di persone hanno manifestato contro la famiglia Assad, alauita, nelle ultime settimane.
Un attacco era atteso. Un video sul web documenta un incontro tra leader locali, che valutano una possibile resistenza armata. Altre 13 persone almeno sarebbero state uccise ieri a Hula, nel centro del Paese, mentre da Hama arrivavano notizie di 8 bambini in incubatrici morti per un blackout. Il bilancio totale degli attivisti, dopo cinque mesi di rivolte, è di oltre 2.000 vittime della repressione e decine di migliaia di arresti, mentre il governo parla di oltre 500 militari morti.
 


Corriere della Sera, 08/08/2011

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